Storia

La Scuola Carnica di Alpinismo e Scialpinismo “Cirillo Floreanini” della sezione del Club Alpino Italiano di Tolmezzo fa parte delle scuole di Alpinismo e Scialpinismo del CAI. Durante tutto l’anno organizza corsi di alpinismo, scialpinismo ed arrampicata libera per tutti gli appassionati di montagna che vogliono apprendere o perfezionare le tecniche per affrontare in sicurezza le proprie ascensioni, piccole e grandi. I corsi organizzati dalla scuola sono aperti a tutti: ognuno può trovare quello che meglio si adatta alle proprie capacità ed esperienza. Di seguito puoi leggere della nascita della Scuola nel racconto sulla vita e sulle imprese alpinistiche del suo fondatore, Cirillo Floreanini, scritto da Giuseppe Astori, ex-istruttore della Scuola ma tuttora prezioso collaboratore, attualmente INSA-IA della Scuola Nazionale di Scialpinismo “Pietro Gilardoni” di Como (il racconto risale a poco prima della scomparsa di Cirillo, ndr).

CIRILLO FLOREANINI, PASSIONE ED UMANITÀ (di Giuseppe Astori)

Gli inizi. Cirillo Floreanini, classe 1924, Carnico d’Enemonzo, figura rappresentativa dell’alpinismo friulano. La sua passione per la montagna è nata forse non a caso ad Enemonzo, in Carnia, a qualche passo dalla sua, c’era la casa dove ogni estate andava a villeggiare la famiglia di Giusto Gervasutti, “il fortissimo”. Con lui c’era Bruno Boiti, il quale pure possedeva una casa per le vacanze lì vicino, a Colza. I due, le prime salite le facevano assieme, in Carnia, e questo fino a quando Gervasutti non ha lasciato il Friuli. Cirillo mi raccontava di quando bambino, ascoltando quasi di nascosto i racconti di montagna di quei due “grandi”, ne rimase così affascinato. Ma il “colpo di grazia”, come lo definisce Cirillo, lo ebbe anni dopo, nel 1943 ad Aosta dove si trasferì per frequentare la Scuola militare Alpina. Lì conobbe Gigi Panei, suo primo Istruttore.

Nel 1948, l’Ingegner Nogara, direttore delle miniere di Cave del Predil gli offrì di lavorare per la Società Mineraria come disegnatore, con l’impegno però di dedicarsi nelle ore libere, alla Scuola di Alpinismo del paese. Quello stesso anno Cirillo aveva frequentato il primo corso per Istruttori Nazionali di Alpinismo, tenutosi al passo Sella. In seguito, la sua attività nella Scuola Centrale sarà attivissima e nel ’52, sotto invito di Cassin, entrerà a far parte della Commissione Scuole.

Torniamo al gruppo dei rocciatori di Cave: darà un grosso impulso a tutta l’attività alpinistica friulana. Tra i suoi nomi, per ricordarne solo alcuni oltre a Cirillo, Ignazio Piussi, Lorenzo Bulfon, i fratelli Perissutti. Ne faceva parte anche Giondino, figlio dell’Ingegner Nogara: sarà di Cirillo un amico ed uno dei più cari compagni di cordata. Scomparirà prematuramente nelle acque del lago di Como. A lui, nel 1952 verrà intitolata la Scuola di roccia di Cave. Nel 1948, sempre a Cave, Cirillo organizza quindi il primo corso di roccia che continuerà fino al 1953, anno in cui verrà chiamato a Milano, lui ed i migliori nomi dell’alpinismo Italiano degli anni, per la collaborare all’attività preparatoria della spedizione italiana al K2 sotto la guida del Dott. Ardito Desio. I campi che saranno fatti al Cervino, sul Rosa e sul Bianco, serviranno a testare le loro capacità.

Il K2. Di quella spedizione si è scritto tanto e troppo: al di là delle cronache, però chi conosce Cirillo rimane ogni volta affascinato dalla sua capacità di raccontare e raccontarsi. Raccontare di “quell’altro K2”, quello fuori dalle cronache ufficiali, quello degli uomini. E raccontarsi: come non ricordare il suo “ruzzolone” dal terzo al secondo campo (quasi 250 metri di dislivello…) per la rottura di una corda fissa. Cirillo racconta: “…una cosa terribile, con salti continui dai quali atterravo quasi sempre sul bastino, che portavo fissato alla schiena. Mi arrestai miracolosamente sul bordo superiore della paretina che sovrasta il secondo campo. Botte tremende in tutto il corpo. Perdevo sangue da più parti, in particolare dalla testa, ‘ma nulla di rotto’, pronunciò il Dott. Pagani (medico della spedizione, N.d.R.), che fortunatamente era lì…”. Ancora su quest’episodio, Cirillo racconta con amarezza di come Desio, appreso dell’accaduto, sentenziò per il ritorno di Cirillo al campo base, ordine da cui Cirillo naturalmente si guardò bene dall’obbedire.

Di nuovo in Carnia. Al ritorno dal K2, Cirillo venne assunto dalla SADE, società che costruiva e gestiva gli impianti idroelettrici in Friuli. Sarà l’occasione di lavorare assieme all’ altro fortissimo dell’alpinismo friulano, Ignazio Piussi: Cirillo lo chiama per la rilevazione della forra del torrente Vinadia, rilevamento che necessitava di persone con spiccate qualità alpinistiche. I due saranno poi impegnati nella zona del Vajont a seguito del noto disastro.

Il sodalizio. Cirillo si iscrive al CAI nel 1946; difficile disgiungere la sua vita da quella del Sodalizio, tanti sono i ruoli che ha rivestito e riveste e le onorificenze di cui è stato insignito, dando un significato profondo a quello che al giorno d’oggi è una parola che a molti suona strana: volontariato. Dal 1976 al 1989 Cirillo è direttore della Scuola Centrale di Alpinismo ed è direttore dei corsi per Istruttori Nazionali dal 1974 al 1990. Nel 1950 entra nell’ Accademico e quindi è insignito del titolo di “socio onorario” del CAI. Nel 1972, nasce lo SVI (Servizio Valanghe Italiano) e Cirillo è nominato delegato per la zona Friuli-Venezia Giulia. A livello regionale nel 1964 fonda la “giunta Regionale del CAI”, organismo che ha funzioni di collaborazione con la regione sui problemi della montagna, ora “Delegazione Regionale del CAI”. Dirige dal 1962 al 1967 la Commissione Giulio-Carnica sentieri che poi presiederà fino al 1975.

Poi, sempre con il CAI, si vede impegnato nel 1978 in Russia per le prime competizioni d’alpinismo sportivo; in seguito sarà in Cile sulle Ande centrali, e più vicino a noi, in Catalogna nel massiccio del Montserrat.

Nel 1986 Cirillo è insignito della Medaglia d’oro del CAI per i meriti acquisiti e per l’attività alpinistica.

A livello locale, Cirillo è il primo Presidente della Sezione Carnica quando questa, nel 1966 da Sottosezione della Società Alpina Friulana, diventa Sezione e quindi di lì a breve, Sezione di Tolmezzo del CAI. In principio, la Sezione Carnica comprendeva soci di tutta la Carnia; in seguito sono nate piccole Sezioni con il minimo consentito di soci: tutto ciò, è Cirillo a dirlo, “per puro spirito campanilistico che, secondo me, non ha giovato per niente“.

L’alpinista. L’attività alpinistica di Floreanini è vastissima e non si ha pretesa qui di esaurirla tutta. Nel 1949, con Umberto Perissutti porta a termine la prima invernale allo spigolo Nord della Madre del Camosci, nel gruppo dello Jof Fuart; incontreranno una parete verticale di circa 800 metri con difficoltà di V e VI. Perissutti è in difficoltà a causa della scarsa aderenza degli scarponi, ma nonostante la fatica ed i crampi alle mani, i due raggiungono la vetta dopo nove ore di salita. Di quella salita, Cirillo ricorda: “…appena giunto sotto lo strapiombo, si ferma (Umberto, N.d.R.) e mi chiede se sono assicurato. Alla risposta affermativa sento uno strappo e lo vedo, per un attimo, sospeso nel vuoto, poi scompare sotto lo strapiombo. Ora comprendo la sua manovra: visto che gli scarponi gli avrebbero reso impossibile il superamento delle placche e della parete, si è lasciato andare a pendolo per risalire poi lungo la corda…”.

A distanza di soli due mesi da questa salita, Floreanini ed Arnaldo Perissutti salgono la Torre Guarda, nella catena dell’Ursic a nord est di Cave del Predil, con difficoltà di V grado.

In compagnia di Mirko Kravanja, effettua la prima ascensione alla parete Nord dello Jof del Lago di Raibl. La stessa coppia porterà a compimento, il 4 settembre 1949 la salita del Piccolo Mangart di Coritenza lungo la gola della parete Nord: 730 metri con difficoltà di V e VI durante le otto ore di salita.

Tra le ripetizioni, da ricordare la prima dello spigolo Gilberti al Piccolo Mangart di Coritenza con Giondino Nogara e la prima invernale con Umberto Perissutti della Deje-Peters alla Torre delle Madri dei Camosci. Ancora in invernale, questa volta in solitaria, effettua la prima ripetizione invernale dello spigolo Nord alla Cima Alta di Riobianco.

Tra le ripetizioni in Dolomiti, da ricordare la terza ripetizione alla Vitali-Ratti alla Su Alto con Pagani (medico della spedizione al K2), una variante alla Solleder sul Sass Maor, e poi nelle Alpi Centrali il Pizzo Badile.

Il soccorso alpino. Il profondo spirito altruistico di Cirillo non poteva che trovare respiro nel Soccorso Alpino. A Cave del Predil, il Soccorso Alpino funzionava, con posti di allerta, già dagli anni ’30; nel dopoguerra, la zona d’azione diventa prevalentemente la linea di confine italo-jugoslava, usata come via di fuga da chi cercava nel nostro paese condizioni di vita migliori. A Cave, si costituisce il “gruppo per i salvataggi”, da una riorganizzazione del gruppo rocciatori, che fornirà uomini e materiali. Nel 1953 finalmente, si costituisce la squadra di soccorso e nel 1954, data di nascita in Italia del Corpo Nazionale Soccorso Alpino, Cirillo è delegato per la prima zona Friuli Venezia-Giulia.

La scuola di Alpinismo. Opportunamente la Società Alpina Friulana provvide a riaprire l’interrotta tradizione delle Scuole di roccia e nell’agosto del 1949 in concomitanza con l’inaugurazione del risorto Rifugio De Gasperi, vengono organizzati due turni di una settimana ciascuna, dal 24 luglio al 7 agosto sotto la direzione dell’Accademico Vittorio Zanardi Landi, con la collaborazione, per la prima volta in veste di Istruttore Nazionale di Alpinismo, di Cirillo Floreanini. Nel 1955 Cirillo rientra in Carnia ed organizza il primo Corso di Alpinismo della Sottosezione al ricostruito Rifugio De Gasperi. Nel 1963, fu impostato il primo corso di perfezionamento: oggi il corso di perfezionamento al De Gasperi, è diventato modello per altre Scuole del Triveneto che mandano i loro aiuto-istruttori a formarsi in Pesarine. “Vai al De Gasperi a farti le ossa”, capita di sentire. Altra novità sorse all’inizio degli anni ’80, con l’inserimento di un Corso di Introduzione all’Alpinismo. Con quest’impostazione i corsi di roccia della Scuola di Tolmezzo ottengono all’inizio degli anni ’70, il riconoscimento della Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo del CAI.

E quell’impostazione che Cirillo vuol dare ai corsi, continua ad essere ancora un modello valido; hanno qualcosa che li contraddistingue e caratterizza rispetto ai corsi di Alpinismo svolti dalle altre Scuole del CAI. È, infatti, uno tra i pochi corsi residenziali; poi il fatto che si svolga in ambiente e che si viva giorno per giorno in rifugio, fa si che gli allievi possano “imparare il mestiere” là dove poi saranno chiamati ad operare. È questo che Cirillo comunica agli allievi ed alla Scuola. Così ne parla nel libro “Il Clap, 100 anni”: “…ci si trova al primo giorno, non ci si conosce, vi è in qualcuno anche del riguardo per gli Istruttori e del timore per quanto li aspetta, ma subito tutto viene appianato dalle parole che il Direttore del corso rivolge loro. Non ci conosciamo, ma tanto per far subito un pò di amicizia, abbattiamo certe formalità che si usano a fondo valle, usando solo la seconda persona, comportiamoci da amici e se questo vi sembra impossibile lo vedremo a fine corso”. E alla fine si verifica ciò che nessun allievo avrebbe immaginato. Ci si lascia con una profonda commozione e con tanta tristezza. Una ragazza di Como alla vigilia della chiusura del corso piangeva seduta in cima alle scale del Rifugio, sorpresa, le è stato chiesto il motivo, forse stava male; no, rispose “sto benissimo, ma domani tutto sarà finito, il corso, la compagnia, la gioia di questi giorni passati assieme, a Como mi ritroverò sola e sperduta…” e giù tutti a rincuorarla con qualche bel canto di montagna…Ma se è triste per gli allievi la chiusura di un corso lo è altrettanto per gli Istruttori: “…Alla chiusura, l’animo di tutti si riempie di profonda tristezza. Più volte mi son chiesto perché tutto ciò debba accadere in così pochi giorni. Ci s’incontra e non ci si conosce, eppure dopo pochi giorni è già amicizia, come ci fossimo conosciuti da sempre. Perché tutto questo? Il perché è solo la montagna e la sua ‘voce’ che s’impossessa di noi, che ci fa sentire più buoni, che ci fa amare come dei fratelli. Il significato è la cordata: la tua vita è la mia vita, tu fai parte di me stesso. E ai neo Istruttori raccomando sempre ‘non chiedete nulla, non pretendete nulla, ricordate solo la stretta di mano che un allievo vi dà al termine di ogni corso, quella stretta vi appaga di ogni vostro sacrificio'”.

Cirillo Floreanini è dal 1999 Presidente Onorario della Scuola, dopo aver passato la carica di Direttore prima a Claudio Rossi ed ora a Moreno Bertossi (poi a Sergio Valle e tuttora a Emilio Edel, ndr).

Ma la Scuola non è solo Alpinismo: infatti, dal primo corso regionale per Istruttori di Scialpinismo, nel 1979 la Scuola di Tolmezzo riesce a qualificare il primo istruttore, Luciano Querini. Col 1980, la Scuola di Alpinismo diventa anche di Scialpinismo, e puntuale parte il primo corso. Un altro traguardo per Cirillo. Attualmente la Scuola ha raggiunto il suo 41° corso di roccia, il 36° corso di perfezionamento roccia, il 21° corso di introduzione all’alpinismo, 12° corso di alpinismo su ghiaccio in alta montagna, ed ha svolto 21 corsi di scialpinismo fra base ed avanzato.

Nel 2001, la Scuola ha festeggiato 40 corsi di roccia in De Gasperi: per festeggiare l’evento, è stata organizzata una spedizione alpinistica in Perú nella Cordillera Blanca. Sei Istruttori hanno salito in un mese la vetta del Nevado Pisco, Huascaran ed Alpamajo. Un omaggio dovuto a Cirillo ed alla Scuola.

Ancora in spedizione. Bisogna tornare venti anni addietro, nel 1980 per trovare la Scuola e Cirillo impegnati in una spedizione extraeuropea, al Mt. Mc Kinley, 6194 mt, in Alaska: la spedizione fu contraddistinta dal freddo intenso e dal maltempo che costrinse quasi tutti a lasciare gli sci a quota 5000. Gli sci li portò su solo Luciano De Crignis. Solo dopo si venne a sapere che quelli Italiani erano stati in assoluto i primi sci a scendere dalla vetta del Mc Kinley. Una bella soddisfazione.

Il 1993 è un anno importante per Cirillo: si accorda con l’Alpinista Sergio Martini, in partenza per una spedizione al Broad Peak, ed esaudisce un desiderio che nutriva da anni. Tornare a pregare sulla tomba di Mario Puchoz, morto di edema polmonare durante la spedizione al K2 del 1954: erano passati 40 anni.

Il presente. Chi ha avuto fortuna di essere stato suo allievo e di aver arrampicato legato alla sua corda, come chi scrive, non può che essere rimasto impressionato dalla sua serenità in ogni situazione, dalla sua capacità di trasmettere la passione per la montagna senza tante parole, forse a sguardi, con quel di piú che ti viene “da dentro” come solo persone fuori dal comune possono fare. Cirillo ha dato e sta dando lezioni di Alpinismo con la A maiuscola, parlandoci di quello spirito autentico dell’ “andar per monti” lontano da mode, tecnicismi, e falsi profeti.

Giuseppe Astori,

Scuola di Alpinismo e Scialpinismo di Tolmezzo, “Cirillo Floreanini”.

Bibliografia citata e consultata

CAI Monte Lussari – Tarvisio. Cinquanta anni di storia, 1946-1996. A cura di Alex Martinschitz. CAI Sez. M.te Lussari-Tarvisio editore, 1996.

Silvana Rovis e Cirillo Floreanini, La spedizione continua. Le Alpi Venete, 1994, 1, pag 30-36.

CAI Tolmezzo. Il Clap…100 anni. A cura di Cirillo Floreanini e Carlo Quaglia. CAI Sez. di Tolmezzo editore, 1991.

Giuseppe Astori. Comunicazioni personali di Cirillo Floreanini.