Quest’anno il corso di roccia settimanale presso il Rifugio De Gasperi ha compiuto il suo cinquantesimo anno.
Quale il motivo di tale successo?
Semplicemente: montagna, complicità, affiatamento e capacità di coinvolgimento. Quattro ingredienti ognuno con la propria “storia” che merita pertanto di essere raccontata.
Montagna. Montagna significa tante cose: “aria pura” che rigenera mente e corpo; “contatto” con la natura e i suoi aspetti più belli; si pensi ad un piccolo raponzolo di montagna e al suo viola intenso che gli è indispensabile per vincere la lotta per la sopravvivenza – ma anche con quelli meno piacevoli, ma per questo non meno interessanti, quale può essere un incontro ravvicinato con una vipera o con un temporale in arrivo.
Montagna significa anche “umiltà” al cospetto delle imponenti pareti; “compagnia” ma anche “solitudine”; sì, proprio “solitudine“. Nei momenti in cui devi affrontare un passaggio di una via alpinistica o ferrata, o anche solo di un sentiero esposto, infatti, anche se vedi il compagno davanti a te in realtà sei solo con te stesso; ma si tratta di un momento di assoluta bellezza, che ti consente di provare intense emozioni e una grande soddisfazione nel momento in cui il passaggio viene superato.
Complicità e affiatamento, che inevitabilmente si instaurano tra i compagni di cordata, con i compagni di stanza e con gli istruttori; ed è cosa normalissima quando per una settimana condividi la stessa cameretta in rifugio, i pranzi e le cene preparati dal singolare gestore, il solito avvicinamento alle vie che, se dopo i primi giorni inizi ad odiare, la sera prima di scendere a valle incominci ad apprezzare fino al punto di preferire percorrerlo ancora una volta piuttosto che rientrare a casa, ma soprattutto le emozioni, i momenti di crisi e di gioia e le difficoltà che si incontrano quando si affronta una via.
Alla fine ci si sente come in una grande famiglia che si intrattiene fino a tardi a chiacchierare, a cantare e ad ascoltare poesie.
Capacità di coinvolgimento, quella di cui sono capaci gli istruttori, sempre e costantemente, in ogni momento della giornata e indipendentemente dall’argomento da spiegare.
Si percepisce inoltre la loro voglia di trasmettere la passione per la montagna e la disponibilità per ogni chiarimento; ma soprattutto si sente il forte supporto morale nei momenti di crisi o di stanchezza.
Tutto questo è il De Gasperi.
Impari a conoscere la montagna con le sue meraviglie e i pericoli. Inizi a capire che anche quando si parte per una semplice camminata non bisogna mai scordare la testa (ed il casco) a casa.
Impari ad apprezzare il valore della collaborazione e ne capisci quanto mai l’importanza, non soltanto quando sei “in sosta” o in arrampicata lungo la via, ma semplicemente anche al momento di mangiare quando, per complicità, vedi istruttori e allievi servire ai tavoli, impiattare e sparecchiare.
Indubbiamente la settimana è impegnativa ma gratificante e ti permette comunque di staccare dalla routine quotidiana.
Inoltre arrivare in vetta stando a stretto contatto con la roccia, l’emozione di una doppia nel vuoto, gli intrecci di corde da districare per riuscire a salire, la delicatezza dei movimenti in un passaggio difficile, come pure ascoltare la sera, sotto una luce fioca e con la nebbia che sale, una voce angelica che canta il saluto alla montagna, sono momenti che vale la pena di “vivere”.
Ecco svelato il segreto del successo di questo “vecchio, storico” corso: la montagna, ma soprattutto le persone che fanno della montagna una filosofia di vita, assieme a coloro che tale filosofia vogliono assaporare.
Giulia B.